Il lavaggio a mano della biancheria

  • Canalina di scolo dell'acqua sporca a Moano (Pieve di Teco)
  • Le fonti medievali di Tuscania (VT).

Con questo sito si vuole riscoprire l'antico modo di lavare i panni a mano. Oggi infatti le lavatrici hanno reso il lavoro tutto più facile e senza perdite di tempo prezioso da poter dedicare ad altre attività che il mondo "moderno" rende necessarie. Ma una volta? Una volta c'erano i lavatoi: vasche rialzate da terra, dotate di un piano inclinato concepite apposta per il lavaggio della biancheria. Essi rappresentano l'evoluzione del lavaggio direttamente nel ruscello o nel fiume, di origine ben più antica (citata questa attività già nell'Odissea, mentre nell'Iliade si parla espressamente di lavatoi in pietra): una pietra più o meno rettangolare e ruvida per favorire l'ancoraggio dei panni, disposta inclinata sull'acqua e sulla quale si lavava (attività, questa, praticata fino al recente passato laddove non vi erano lavatoi pubblici). Questa attività era affare prevalentemente femminile, anche se nella Milano dell'Ottocento si segnalano corporazioni di lavandai. Inoltre i militari erano costretti dalle necessità a lavare a mano la propria biancheria. Ma queste rappresentano soltanto eccezioni. Il lavatoio non era soltanto un luogo di lavoro, qui infatti le donne parlavano, cantavano e stavano in compagnia, lontane finalmente dal controllo del marito. In alcune zone veniva definito il "tribunale delle donne", o "gazzettino", proprio per i discorsi in libertà che qui si tenevano. In alcuni lavatoi appaiono perfino delle scritte quali "Dio vede e sente tutto", indicatore del linguaggio non sempre elegante delle lavandaie (ne è rimasta traccia in una espressione piuttosto usata). Quando poi ll lavatoio sorgeva vicono a chiese o scuole potevano accendersi forti polemiche nella comunità paesana, in quanto il linguaggio non esattamente forbito poteva urtare la sensibilità comune di allora. Su un lavatoio dell'Alsazia compare ancora oggi la scritta "Lieu de calumnie". Vi è anche testimonianza in altro comune, di una signora che si lamentava delle maldicenze sul suo conto. Tuttavia il lavatoio era essenzialmente un luogo di socializzazione. La nascita di queste strutture va fatta risalire a tempi piuttosto remoti almeno all'età comunale o post-comunale, costruiti dal papa per le donne di facili costumi. In questo periodo sorgono i grandi lavatoi toscani e del Centro Italia: tra questi ricordiamo le fonti medievali di Volterra, San Gimignano, solo per citarne alcune, anche se erano presenti in quasi tutti i paesi. Interessante in tal senso è Fonte Branda a Siena, già citata da Dante nel XXX canto nell'inferno e che ospita tuttora bei lavatoi medievali. Poco pù recenti sono i lavatoi di Tarquinia,Tuscania e Vetralla (il lavatoio dei Funari è cinquecentesco). Successivamente, nell'Ottocento, i lavatoi si diffusero un po' ovunque, anche nei centri più piccoli dove gli abitanti richiedevano, anche attraverso petizioni scritte e lettere, la costruzione del lavatoio comunale. Qualche volta intervenivano benefattori privati (quali vescovi o famiglie benestanti) donando soldi oppure il terreno con fonte d'acqua. E' il caso di Sanremo, dove risulta essere esistito un pubblico lavatoio donato dall'allora sindaco Andrea Carli (insieme all'acquedotto). Oggi purtroppo tale struttura non è più esistente. Il periodo a cavallo tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX rappresenta il Siglo de Oro dei lavatoi, quando erano diffusi praticamente in ogni villaggio, grazie anche ad una concezione più moderna di igiene (nata con gli illuministi del '700). Essi sono rimasti costantemente in uso fino almeno alla metà degli anni '50 (nelle città, anche oltre nei centri più piccoli o isolati), quando sono comparse le prime lavatrici. Tuttavia, nonostante l'inesorabile destino, i lavatoi sono stati usati fino a tempi recenti. Tutt'oggi, come vedremo più avanti, , in molti paesi montani è possibile ammirare qualche donna che lava dei panni negli antichi lavatoi ( perlopiù biancheria molto sporca che non si mette in lavatrice, come tute o sacchi per le olive). Si è detto finora del miglioramento dell'igiene con la costruzione di lavatoi pubblici. Ma quanto essi erano realmente comodi? Guardando ai paesi di montagna d'inverno bisognava spesso rompere lo strato di ghiaccio che ricopriva l'acqua, che comunque rimaneva molto fredda (in alta montgna i rari lavatoi avevano spesso camini come nella Val Formazza). Geloni, paterecci e arrossamenti erano mali molto comuni. Inoltre nei lavatoi che conservano la posizione a ginocchio (mutuata dai ruscelli), le lunghe ore accovacciate creavano seri problemi alle ginocchia con deformazioni alla schiena che poi si portava dietro fino alla tomba. L'igiene inoltre negli stessi lavatoi non era sempre garantita. Infatti nei grandi lavatoi a vasca unica (li vedremo dopo) l'acqua ristagnava e spesso bisognava risciacquare i panni nell'acqua sporca. A ciò si è posto rimedio adottando al fondo del piano inclinato una canalina di scolo per fare defluire l'acqua sporca (ciò si realizza soprattutto con l'avvento delle vasche prefabbricate negli anni '50/'60 del Novecento).